venerdì 19 febbraio 2010

In letargo tra cuore e pelle...

E il treno sbucò da dietro quell’angolo immaginario dov’era stato nascosto fino ad un attimo prima. Puntuale! Fiero nel suo correre, come se fosse conscio del prezioso tesoro che trasportava, impaziente di arrivare alla fine della corsa; come se l’unico motivo del viaggio fosse realizzare il loro desideri o di incontrarsi.

Un brivido veloce percorse la schiena di Giulio; poi una fitta allo stomaco, la reazione che solitamente segue ogni gesto di avventato coraggio.

Giulio si trovava lì a1200 km da casa; stretto nel suo giubbotto, con i piedi infreddoliti e le mani stranamente calde e sudate. Il barometro segnava un grado sopra lo zero. Si trovava sulla banchina di una stazione ferroviaria di cui non conosceva l’esistenza fino alla mattina di quel giorno; in attesa di incontrare una persona della quale conosceva solo il tono, la consistenza, la musica e la verità della voce. Ora, Giulio, si chiedeva tra sé e se, se fosse stato coraggioso o incosciente in tutta questa situazione. Rimase nel dubbio qualche istante. Era stato coraggioso o incosciente?

Cercò di ricacciare indietro quel dubbio che l’aveva accompagnato in quegli attimi di snervante attese. Trovò una tregua con se stesso pensando che presto avrebbe avuta la risposta.

Fissò il treno che si avvicinava...Era un momento in cui il tempo diventava, spesso, vischioso. Quei momenti in cui la vita sembra prendersi una pausa.

Ebbe un sussulto quando si trovò a chiedersi se il treno si sarebbe fermato.

Anche le certezze sembravano perdere la loro solidità…

Il treno aveva avvertito quell’attimo di stupida e giustificata paura, iniziò a rallentare, Giulio sospirò…e fu sorpreso di accorgesi di aver smesso di respirare nell’attimo stesso in cui aveva visto il treno. Sorrise!

Un sorriso incerto da definire ma che veniva dal profondo dell’animo a dargli sostegno. Si sentire avvampare il viso e martellare il cuore nel petto. Un tam tam che aumentava il ritmo man mano che il treno si avvicinava, come il suono di un tamburo navajo che scandisce i tempi di un attacco. In quel momento con tutti i pensieri del mondo che affollavano la sua mente cerco di pensare e ricordare se altre volte aveva già avvertito quel turbinio di emozioni.

Si rivide sotto un portone; adolescente, impaziente e nervosa attesa di una ragazza…il primo appuntamento. Sì! Si sentiva un adolescente di trent’anni.

Certe emozioni non sbiadiscono con il passare del tempo…Restano in letargo tra cuore e pelle. Pronte a destarsi con lo stesso impeto con cui un vulcano torna ad eruttare dopo molti anni di silenzio. Quello era l’accostamento più adatto per Giulio: lui catanese cresciuto ai piedi dell’Etna, che di vulcano ne conosceva la forza, in quel momento sentiva scorrere il sangue delle vene come magma. Quello stato lo portò a percepire le cose intorno a sé in maniera alterata, tutto sembrava immobile e privo dipeso.

Le persone che affollavano la stazione, sembravano comparse in una recita dove non c’è spazio per più di due protagonisti e i protagonisti erano solo lui e lei…

Scritto da Tiziana Vitale e Angelo Seminara

2 commenti:

  1. CHE BELL'ARIA SI RESPIRA NEL TUO BLOG LEGGERA ED AFFASCINANTE COMPLIMENTI ,POI IO HO UN DEBBOLE PER LE FARFALLE VIENI A TROVARE E LO SCOPRIRAI UN SALUTO DA DOMENICO

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  2. Non ho avuto modo di rispondere da te, non riesco ad lasciarti un messaggio, grzie milleper il commento., anche a te piace scrivere?

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